In questa guida vediamo quali sono le caratteristiche del diamante.
Risulta essere praticamente impossibile non conoscere questa pietra dall’immenso valore, resa unica dalla sua peculiarità, ossia quella di rinfrangere la luce in innumerevoli bagliori e riflessi cristallini. Come risulta essere facilmente intuibile, l’elevato valore di questa pietra preziosa è dovuto in grande parte alla sua rarità. Caratteristica che contraddistingue tutti i diamanti, ma alcuni in modo particolare, visto che sono veramente difficili da reperire e di conseguenza, presentano un valore ancora più elevato.
Indice
Caratteristiche Diamante
Composizione chimica: Carbonio puro
Sistema cristallino: cubico (monometrico)
Il diamante cristallizza nel sistema cristallino cubico. Ogni atomo di Carbonio è legato per mezzo di legami covalenti ad altri 4 atomi di Carbonio che definiscono i vertici di un tetraedro. La struttura può quindi essere descritta come data da un insieme di esagoni tra loro intersecati. L’elevata forza dei legami covalenti e la compattezza della struttura cristallina sono responsabili delle elevatissime durezza e resistenza chimica del diamante, proprietà che concorrono a definirne il pregio gemmologico.
Densità: 3,510 – 3,550 g/cm3, generalmente 3,52 g/cm3, valore piuttosto costante per i diamanti incolori di varietà gemma
Durezza: 10 della scala di Mohs. Risulta essere importante ricordare che scala di Mohs non è lineare e c’è una differenza significativa tra la durezza assoluta del diamante, 10 nella scala di Mohs, e del corindone, 9.
In ambito gemmologico, il taglio di un diamante è possibile esclusivamente utilizzando lame diamantate, vale a dire lame che incorporano polveri di diamante.
Parlando della sfaldatura come proprietà fisica dei minerali e delle gemme abbiamo già visto che la struttura cristallina del diamante prevede direzioni a minore densità di legami che coincidono con le direzioni di minor durezza e più facile sfaldatura, la sfaldatura ottaedrica.
Ne consegue che l’abito più comune con cui si rinvengono i diamanti in natura è quello ottaedrico.
Tuttavia, la simmetria cubica permette anche altri abiti, dei quali i più comuni, oltre all’ottaedro, per i diamanti sono l’esacisottaedro e il rombododecaedro.
Indice di rifrazione: 2,42 (misurato sulla luce gialla).
Il diamante è un minerale monometrico, quindi non presenta birifrangenza. Effetti di birifrangenza anomala possono però essere indotti da una distorsione del reticolo cristallino, che potrebbe anche essere responsabile della colorazione gialla in alcuni diamanti.
Si tratta di un indice di rifrazione parecchio elevato, il maggiore tra le gemme incolori, e in generale superato solo da poche altre gemme, tra cui il granato demantoide.
Grazie all’elevato indice di rifrazione, che favorisce le riflessioni interne, i diamanti presentano una lucentezza molto elevata per una pietra trasparente. Questa particolare lucentezza, intermedia tra la lucentezza vitrea e quella metallica, proprio dal diamante prende il nome di adamantina.
Indice di dispersione ottica: 0,044.
Il diamante ha quindi un elevato potere dispersivo, che è responsabile degli effetti di dispersione della luce visibile nei diversi colori dell’iride quando la pietra viene mossa sotto una sorgente di luce. Questo fenomeno ottico prende il nome di fuoco.
Tipologie Diamante
La maggioranza dei diamanti si forma in rocce peridotitiche, le rocce più comuni del mantello superiore, rocce ignee formatesi per cristallizzazione da magma di origine mantellica e costituite prevalentemente da olivina e pirosseni ricchi in Mg. Tuttavia, una
frazione significativa di diamanti si origina in rocce eclogitiche, rocce formatesi per metamorfismo di alta o altissima pressione, generalmente a seguito di processi di subduzione che proseguono fino al mantello superiore.
Non abbiamo ancora una approfondita conoscenza sui processi di genesi dei diamanti, ma si ritiene che si formino per la percolazione di fluidi ricchi in C nelle fratture delle rocce peridotitiche e eclogitiche che costituiscono il mantello litosferico delle aree cratoniche.
Storicamente i giacimenti indiani sono stati i primi ad essere sfruttati, essendo noti già dai poemi sanscriti e dalle opere di Plinio. I giacimenti indiani rimasero i principali fornitori di diamanti fino al XVIII secolo. Sono costituiti da giacimenti alluvionali antichi o recenti, vale a dire che si tratta sempre di giacimenti secondari, in rocce arenacee o conglomeratiche paleozoiche o in sedimenti fluviali sciolti contemporanei.
I giacimenti indiani posso oggi considerarsi quasi esauriti.
Nel XVIII secolo vengono scoperti importanti giacimenti diamantiferi brasiliani, soprattutto negli attuali stati di Minas Gerais e Bahia, che in poco tempo soppiantano la produzione indiana anche grazie alla qualità delle gemme ritrovate. I giacimenti sono geologicamente simili a quelli indiani, di natura secondaria, con i diamanti in conglomerati o da questi erosi e trasportati nei sedimenti sciolti fluviali.
La produzione diamantifera brasiliana è tuttora cospicua, anche se soppiantata in termini quantitativi alla fine del XIX secolo da quella sudafricana.
Nel 1866 i figli di un contadino boero di una sperduta regione desertica dell’attuale Sudafrica trovano il primo diamante africano nei sedimenti del fiume Orange non lontano dalla sua confluenza con il Vaal. Nel giro di pochissimi anni comincia una vera e propria corsa ai depositi diamantiferi dell’Orange e del Transvaal che culmina con la scoperta nel 1871 della miniera di Kimberley.
La coltivazione della miniera di Kimberly cominciò come open pit, un pozzo superficiale, per proseguire poi in sotterraneo.
I giacimenti sudafricani sono sia giacimenti primari in filoni kimberlitici che giacimenti secondari alluvionali in alvei fluviali recenti o in paleo alvei.
Ad oggi, i giacimenti sudafricani e dell’Africa meridionale in genere rappresentano la principale produzione mondiale di diamanti.
Alla fine del XIX secolo vengono scoperti i giacimenti costieri dell’attuale Namibia. Si tratta di depositi secondari di diamanti trasportati fino all’Oceano Atlantico dai fiumi che li hanno erosi dai filoni kimberlitici dell’entroterra. L’area diamantifera si estende per 480 km di costa con un’estensione variabile da 3 a 19 km.
Più recentemente vengono scoperti giacimenti alluvionali e alcuni filoni kimberlitici anche nell’area del Golfo di Guinea.
Più recenti sono le scoperte dei giacimenti di diamanti siberiani, Yakutsk, e canadesi, miniera di Diavik.
Infine, si devono menzionare i giacimenti australiani, anch’essi di recente scoperta. In particolare la miniera di Argyle, famosa per i suoi diamanti colorati.
Valore Diamante
Per iniziare, vediamo come viene stabilito l’esatto valore di un diamante. La risposta è semplice, dato che è sufficiente seguire la regolare delle 4C, Carat, Color, Clarity, Cut, cioè peso, colore, purezza, taglio. Migliore sarà la combinazione delle quattro caratteristiche appena elencate, maggiore sarà il pregio e di conseguenza il prezzo del diamante.
Andiamo dunque ad analizzarle nel dettaglio.
Carat Weight, Peso del diamante
Contrariamente a quello che i più sono erroneamente portati a pensare, quando parliamo di caratura di un diamante non facciamo riferimento alle sue dimensioni, ma al peso.
Il Carato è l’unità di misura delle gemme, un carato equivale ad 1/5 di grammo, ed è diviso in 100 punti. Un diamante del peso di 0.75 carati può essere anche indicato come una pietra preziosa di 75 punti, ossia di tre quarti di carato.
Si potrebbe pensare che un diamante di 2 carati valga il doppio rispetto a un diamante del peso di 1 carato. Le cose non stanno realmente così, in quanto i diamanti di dimensioni più elevate sono molto più difficili da reperire in natura.
Alla luce di ciò, è facile intuire che, data la sua rarità, a parità di purezza, taglio e colore, un diamante di 2 carati non varrà il doppio, ma presenterà un valore molto più elevato rispetto a un diamante del peso di 1 carato.
Colore
Questo parametro fa riferimento al colore di questa pietra preziosa. Le sue tonalità vanno dal bianco ghiaccio al bianco caldo ed esse sono classificate da una scala che va dalla D, privo di colore, alla Z, stabilita dal GIA, Gemological Institute of America.
Le pietre classificate con la lettera D, in quanto totalmente prive di colore, sono le più rare e di conseguenza quelle che presentano un valore più elevato.
Successivamente troviamo il colore E, bianco puro, F, bianco extra+, H, bianco semplice, I-J, bianco lievemente colorito, K-L, bianco colorito, e infine M,N,0,P,R,S,Z, colorito. Sostanzialmente, D rappresenta il massimo della trasparenza, mentre dal colore H si comincia a vedere una leggera colorazione che va ad aumentare fino ad arrivare al colore Z.
Esistono però dei diamanti naturali che hanno una tonalità di colore molto intensa che supera uella della classificazione Z. In questo caso, si parla di diamanti fantasia, sono pietre di elevato valore spesso paragonabile a quello dei diamanti incolori.
Le cause dei colori nei diamanti sono diverse
-Composizione chimica cromofora
-Dispersione dall’impurezza chimica
-Distorsione del reticolo cristallino
Clarity, Purezza
La purezza di un diamante viene stabilita in base al quantitativo di inclusioni che troviamo al suo interno. Queste sono presenti nella quasi totalità delle pietre preziose.
Del resto stiamo parlando di caratteristiche naturali di identificazione, come le fratture o i minerali che appaiono nel corso del processo di formazione dei diamanti nel sottosuolo. Possono avere la forma di piccoli cristalli, nuvole o piume, comunque normalmente non visibili a occhio nudo.
Per visualizzare le inclusioni i gioiellieri devono munirsi di una lente di ingrandimento, che permette di ottenere una visione ingrandita dieci volte rispetto all’originale. In questo modo è molto più semplice localizzare le inclusioni.
Il collocamento di un’inclusione può contribuire a stabilire il valore di un diamante.
I diamanti privi di imperfezioni sono rarissimi da trovare in natura, di conseguenza sono estremamente ricercati e quotati.
Le inclusioni vengono valutate attraverso una scala di perfezione, che va dal IF, che significa perfetta internamente, fino al I3, che è il terzo grado di inclusione, dove le impurità e le imperfezioni sono talmente tante che la pietra rischia pure nella sua durabilità.
Le inclusioni possono essere nascoste dalla montatura e di conseguenza non avere grande rilevanza sulla bellezza del diamante. Mentre la presenza di un’inclusione sulla tavola del diamante o al centro potrebbe finire per influenzare la dispersione della luce, rendendolo meno luminoso.
Una maggiore purezza corrisponde a una maggiore luminosità, e di conseguenza il valore del diamante è più elevato.
Cut, Taglio
Questa caratteristica è l’unica non determinata dalla natura, ma dovuta alla mano dell’uomo. Un diamante tagliato alla perfezione rifletterà la luce all’interno da una sfaccettatura all’altra, come avviene in uno specchio, per poi in seguito disperderla e rifletterla mediante la tavola e la corona.
Il taglio fa riferimento anche alla forma del diamante, che può essere quadrata, tonda, a cuore, a goccia.
Visto che un diamante tondo è simmetrico, ed ha la capacità di riflettere tutta la luce che entra al suo interno, questa è la forma caratterizzata da maggiore luminosità.
Non sono pochi coloro che erroneamente fanno confusione tra il termine diamante e il termine brillante. Il diamante come ampiamente detto in precedenza, è una pietra preziosa dall’elevato valore. Mentre il brillante è un tipo di taglio, conosciuto con il nome di round, che esalta le caratteristiche di questa pietra preziosa donandole maggiore lucentezza.
Di conseguenza qualunque pietra, per esempio lo zircone, può presentare un taglio a brillante, tuttavia non ha nulla a che vedere con il diamante.
Il taglio a brillante, anche se usato per diverse gemme, è indubbiamente il taglio per antonomasia del diamante che ne esalta le specifiche proprietà ottiche.
Risulta essere costituito da due tronchi di piramide che condividono la base maggiore il cui perimetro è detto cintura, girdle. La cintura può essere di diverse forme, non necessariamente rotonda, e tipicamente è caratterizzata da uno spessore minimo. Il tronco superiore è detto corona, crown, ed è delimitato in alto da una faccia ottagonale detta tavola, table, di ampiezza variabile, ma idealmente pari al 56% della base comune. Il tronco inferiore è detto padiglione, pavillion, e termina idealmente con una punta anche se in alcuni casi può presentare una faccetta ottagonale detta culet.
Il numero tipico di sfaccettature del taglio a brillante è pari a 56 più 1 tavola, 2 se presente anche il culet.
Di enorme importanza è la proporzione delle altezze di corona e padiglione, visto che tale proporzione governa la quantità di riflessioni interne della luce. Un padiglione troppo corto disperderebbe luce dal fondo, mentre un padiglione troppo lungo disperderebbe luce dai lati.
Utilizzo Diamante
Il diamante può essere definito senza ombra di dubbio la gemma delle gemme, la più utilizzata in gioielleria. Per fare in modo che l’incantevole bellezza e l’elevato valore che lo contraddistinguono restino inalterati nel tempo sono necessari dei piccoli accorgimenti.
Il taglio più utilizzato è quello a brillante, con 57 faccette, 58 se anche l’apice è sfaccettato.
Anche se molto meno diffusi, esistono altri tipi di taglio come il taglio Huit Huit, taglio a Rosa, taglio a Gradini o Smeraldo, taglio Carrè, taglio Baguette, taglio Princess.
Un diamante con taglio a brillante non deve avere sempre una forma rotonda. Risulta essere possible infatti trovare brillanti anche con forma a goccia, a cuore, ovale
Le pietre preziose vanno lavate regolarmente in acqua tiepida utilizzando un qualsiasi detergente sgrassante. Il lavaggio deve essere eseguito con l’aiuto di uno spazzolino dalle setole morbide.
Gli abbondanti risciacqui vanno eseguiti sempre impiegando lo spazzolino. Risulta essere preferibile conservare i diamanti dentro i propri contenitori. Quando ciò non può essere fatto, meglio custodirli in modo da garantirne una perfetta conservazione, facendo attenzione ad evitare lo strofinio fra essi.
Adottando questi piccoli accorgimenti queste pietre preziose non subiranno alterazioni nonostante l’inesorabile incedere del tempo.
Imitazioni
Le imitazioni sono costituite da composti che presentano proprietà ottiche simili a quelle del diamante, ma essendo chimicamente e fisicamente diversi possono essere diagnosticati per la significativa differenza di alcune proprietà fisiche o chimiche.
In questo caso si può avocare il criterio della durezza, quasi tutte le imitazioni vengono scalfite dal corindone avendo durezza minore di 9.
-ZIRCONE INCOLORE
di tutte le gemme naturali, quella le cui proprietà e caratteristiche ottiche maggiormente assomigliano a quelle del diamante. Tuttavia, al contrario di quest’ultimo, lo zircone è birifrangente.
-RUTILO SINTETICO
spesso tende anche ad avere una colorazione giallastra.
-TITANATO DI STRONZIO
Risulta essere un composto con caratteristiche ottiche molto simili al diamante, anche per l’indice di rifrazione quasi identico, 2,39 contro 2,42. Tuttavia, presenta un potere dispersivo molto più elevato e un peso specifico decisamente maggiore, 5,13 contro 3,52.
-YTTRIUM ALUMINIUM GARNET
Ha caratteristiche simili al diamante, elevate durezza, 8, ma indice di rifrazione minore, 1,8, peso specifico maggiore, 4,57, e minore potere dispersivo
-GRANATO DI GADOLINIO E GALLIO
Il granato di gadolinio e gallio, ha proprietà ottiche maggiormente simili al diamante rispetto allo YAG, ma durezza molto minore, 6.5, e peso specifico molto maggiore, 7,05.
-MOISSANITE
Durezza maggiore del corindone, 9.25, ma ha potere dispersivo maggiore del diamante e marcata birifrangenza.
-ZIRCONIA CUBICA
Caratteristiche ottiche molto simili a quelle del diamante, ma ancora una volta identificabile utilizzando una bilancia idrostatica, dato che presenta un peso specifico significativamente maggiore del diamante.